Sul momento sembrava una splendida idea. Oggi è uno dei più grandi rimorsi della vostra vita. Di cosa parliamo? Ma di quel nome sull’avambraccio, di quel gattino che detestate e che vedete ogni giorno sulla pancia, di quel segno giapponese che oggi non vi rappresenta in più. Insomma, parliamo di tatuaggi da dimenticare. E gli italiani sono esperti in questo.
Il nostro paese conta il più alto numero di pentiti da tatuaggio al mondo. Lo ha rivelato un’inchiesta del The Sun. Un italiano su tre è insoddisfatto del proprio tattoo. Il 27% lo reputa addirittura un motivo di imbarazzo mentre per il 23%, quel tatuaggio “sbagliato” è persino fonte di prese in giro. Eppure, nonostante tanti disagi, in molti decidono di alzare le spalle e di convivere con quel segno che proprio non piace. Perché? In tanti pensano che rimuovere un tatuaggio sia una cosa dolorosa, costosissima e riservata solo ai “vip”, in qualche studio di Los Angeles. Niente di più sbagliato.
Oggi rimuovere un tatuaggio è molto più semplice di qualche anno fa. Non si utilizzano più il peeling o la dermoabrasione che potevano risultare dolorose e invasive (o meglio, noi non le utilizziamo da un pezzo). Si usa invece il laser che non lascia cicatrici, rispetta la pelle ed è indolore.
Si fanno delle brevissime sessioni di massimo un quarto d’ora e il tatuaggio si cancella a più riprese. Qualsiasi tatuaggio. Anche quelli colorati. Qui per saperne di più.
Parliamone insieme.