clinica low cost

La chirurgia estetica low cost è assolutamente, decisamente e definitivamente pericolosa. Lo abbiamo detto un’infinità di volte (qui una storia da noi pubblicata)  e adesso, a scoperchiare il vaso di Pandora, ci pensano anche Le Iene che con un servizio andato in onda domenica hanno documentato gli “errori” (ma sarebbe il caso di chiamarli orrori) di una clinica privata di Reggio Emilia.

20 ragazze trattate come prodotti in serie e non come pazienti. 20 denunce da parte di donne che si sono ritrovate con seni sformati, non allineati, realizzati in modo approssimativo e grossolano. Una promessa di fiducia tradita, un patto – quello che ogni paziente fa con il medico di riferimento – infranto. Lo abbiamo denunciato parecchie volte negli ultimi mesi e questa conferma ci rende infinitamente tristi perché non fa bene al settore. Non aiuta gli scettici o i creduloni, quelli che pensano che la chirurgia plastica sia ancora solo questa.

Ma cosa è emerso dal servizio de Le Iene? Riassumiamo i punti salienti e proviamo, ancora una volta, a capire cosa c’è da tenere a mente quando si scegli un chirurgo plastico.

1 – 3200 euro per una mastoplastica
Questa è la cifra chiesta da questi sedicenti chirurghi. Il vostro corpo in saldo, offerte speciali per un seno nuovo. Moltissimi specialisti giocano sul ribasso dei prezzi (qui siamo veramente a livelli da discount) ma, anche se risparmiare fa gola, sappiate che non si possono mantenere certi standard di qualità con prezzi del genere. Uno staff medico, delle protesi eccellenti, la competenza di specialisti non possono costare 3000 euro. “Abbiamo la nostra sala operatoria” così motivavano i prezzi bassi dalla clinica. DIFFIDATE.

2 – Le visite su WhatsApp
Le pazienti incontravano i medici direttamente il giorno dell’operazione. Prima bastava solo una foto del seno via WhatsApp per farsi un’idea di massima. Un buon chirurgo non può prescindere da tutta la fase preliminare importante tanto quanto l’intervento stesso.

3 – I dolori
Le ragazze lamentavano dolori perfino nel respirare e nel compiere le principali azioni, quando in realtà, una mastoplastica additiva fatta bene ha un recupero piuttosto veloce e ti permettere di vivere al massimo della serenità come con un seno naturale. Le ripercussioni di certe scelte non sono solo estetiche.

4 – La catena di montaggio
I chirurgi operavano ogni giorno decine e decine di persone. Le pazienti venivano spedite in sala operatoria in fretta e furia quando si liberava un posto. Quantità piuttosto che qualità. Un altro campanello d’allarme.

5 – Facce sconosciute
Tendenzialmente, ed è bene che sia così, il chirurgo plastico diventa una figura quasi familiare. Si fa un percorso insieme, ci si conosce. Le pazienti della clinica low cost incontravano sempre persone diverse e spesso non avevano idea di chi fossero.

6 – Nessun post-operatorio
Se la fase preliminare era inesistente e quella dell’intervento realizzata in modi indicibili, il post-operatorio non era proprio contemplato. Dopo aver incassato i “medici” sparivano. Nessuna visita di controllo e quando le ragazze cercavano un contatto venivano rimandate in malo modo, sempre via smartphone: “Il seno è perfetto, di che ca**o ti lamenti?”.

Qui il link al servizio completo.

Il centro medico, che non citiamo, si difende su Facebook parlando di “tentativo di screditamento” e facendo riferimento a dati statistici. Ma come ci si può appellare ai numeri di fronte a certe immagini?